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Il 24 aprile 1832, sradicando una pianta di gelso nell'antica regione di San Marcello, a destra della Dora, nella proprietà di Luigi Amapane, fu scoperta una tomba romana. Era formata da un pavimento di grandi mattoni di terracotta, detti linbes in piemontese, parti di pietre lavorate a lastra e il coperchio in marmo con iscrizione: conteneva ossa umane, un lume fittile, una brocca di terra, un altro più piccolo a forma di lagrimatoio e un piatto con lo scheletro di un pollo.
L'iscrizione funeraria (II secolo dell'Impero), in marmo violaceo proveniente dal Veneto, ricorda la bella Venusta, liberta di Lucio Cornelio e vedova di Publio Ebuzio figlio di Marco, della tribù
Stellatina, fabbricante di chiodi e appartenente all'ordine degli Augustali. Il sepolcro comune è dedicato anche alla liberta Crescente e alla
"delicatae" Murone, giovane schiavetta e probabile "trastullo" di Venusta.
La lapide fu collocata, su indicazione del proprietario Antonio Riberi, in un vestibolo del Castello, poi ceduto all'Istituto Missioni della Consolata. Nel dicembre 1995 l'epigrafe romana, da anni già custodita nei locali della Biblioteca Comunale, veniva
ufficialmente donata al Municipio di Alpignano.
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